La confederazione spagnola di gruppi ambientalisti Ecologistas en Acción, aderenti all’ambientalismo sociale (ossia quel movimento che ritiene che i problemi ambientali abbiano origine in un modello di produzione e consumo sempre più globalizzato, da cui si originano anche altri problemi sociali) denunciano l’inesorabile scomparsa degli oliveti centenari nel territorio del comune andaluso di Priego de Córdoba, sradicati per essere sostituiti da nuovi impianti: alberi di 100, 200 e 300 anni risultano non più utili.
Per contrastare questa immensa perdita, la confederazione ecologista evidenzia molti punti a favore della coltura (difficile non condividerli). Innanzitutto, l’oliveto tradizionale è coltivato in asciutta e produce senza sprecare acqua per l’irrigazione, elemento ormai scarso nel Mediterraneo, ma prospera grazie all’acqua piovana e si adatta alle condizioni meteo.
È un serbatoio di biodiversità: i tronchi di questi antichi olivi offrono rifugio a insetti, uccelli e mammiferi che vi trovano riparo e si riproducono mentre fessure e cavità trattengono e preservano semi di piante e spore fungine, che arricchiscono i campi anno dopo anno. Gli olivi secolari mantengono la stabilità del suolo e, nelle zone in pendenza, assicurano la fertilità dei terreni, in combinazione con la non lavorazione e il mantenimento della copertura vegetale. Inoltre si è creato un “pascolo”, dove l’animale fondamentale dell’ecosistema mediterraneo - il coniglio selvatico - convive con questi olivi longevi senza causare danni significativi.
La presenza della lince iberica e dell’aquila imperiale spagnola è già stata confermata nella regione; queste specie, insieme all’aquila reale, all’aquila del Bonelli, al gufo reale e al gatto selvatico, sono emblematiche del ricco ecosistema mediterraneo. Tutte dipendono dalla presenza di prede, soprattutto nei “pascoli” olivetati. Ecologistas en Acción nel comunicato nota quanto sia triste vedere che il cuore della dop Priego de Córdoba (olio dalle cv Hojiblanca, Picual e Picuda) non difende gli oliveti tradizionali che non solo hanno vinto così tanti premi ma dei quali esistono innumerevoli studi sulla qualità dell’olio e sulla redditività degli oliveti tradizionali di montagna (ad esempio, il progetto Moving https://www.moving-h2020.eu/).
Cooperative e frantoi non incentivano gli agricoltori a mantenere gli olivi di genitori e nonni, oliveti che li hanno salvati da non poche difficoltà e che, pur in grado di produrre alcuni dei migliori oli al mondo, vengono ora utilizzati per migliorare altri oli meno buoni, senza che però ai produttori venga riconosciuto un pagamento maggiore. Questo territorio così prezioso, costituito di pascolo e olivi, sta soccombendo sotto i colpi dei bulldozer, alla ricerca di un’ipotetica modernizzazione che, col tempo, potrebbe diventare un sogno irrealizzabile.
“Dobbiamo tutti chiedere alle autorità, alla denominazione di origine, alle cooperative e ai frantoi - è l’appello degli ecologisti spagnoli - di sostenere gli oliveti della Subbética cordobesa e di non perdere altro tempo, perché ogni giorno che passa vengono abbattuti altri olivi secolari del nostro patrimonio agroecologico”.